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Sono tornata da due giorni dal Festival Nia, organizzato da Laura, Ela, Cristiana, Francesca e Lucia, 5 insegnanti romane. L’evento si è tenuto a Borgo Acqua Paola, un centro per retreats olistici immerso nel verde e nel silenzio, vicino a Bracciano.
Le impressioni che il festival mi ha lasciato sono ancora così vive dentro di me che la notte scorsa ho fatto un sogno meraviglioso, sicuramente risultato dalla rielaborazione inconscia di questo evento.
Laura, Ela, Cristiana, Francesca e Lucia, si sono coraggiosamente avventurate in questa impresa, hanno sognato, progettato, realizzato, discusso, ballato e tanto altro per un intero anno.
Fin dall’inizio mi hanno inserito nel loro gruppo Whatsapp e ho avuto modo di vedere l’intensità e la frequenza delle loro comunicazioni e anche se non ho letto tutti i messaggi, quelli che leggevo erano una testimonianza del loro confrontarsi rispettoso e sincero.
Devo ammettere che la mia esperienza di organizzazione di eventi, molto spesso solitaria, mi portava ad essere un pò scettica e per un senso di protezione materna non volevo spegnere il loro chiaro entusiasmo, ma solo “metterle in guardia” delle difficoltà che io spesso incontro in questi casi.
Confesso di avere un pò temuto fino all’ultimo che ci fossero disdette sostanziali, che dovessero accollarsi le ingenti spese sostenute per l’affitto e per tutto il resto.
E invece…
Invece il Festival è stato un grandissimo successo dovuto non alla mancanza di defezioni o alla variabilità del meteo o a Nia, ma al loro lavoro, al loro atteggiamento e all’idea alla quale hanno tenuto fede.
L’idea originaria infatti era quella di creare una possibilità di condivisione della pratica di Nia, di offrire lo spazio per ritrovarsi nella natura, senza dover dimostrare niente, senza dover vendere niente, per fare quello che loro e tutti gli invitati amano: Nia.
E così è veramente stato.
Durante il Festival Barbara, una delle partecipanti, ha scattato una foto ad ogni persona presente e quando le foto sono state inviate, riguardare i visi delle persone mi ha fatto un grandissimo piacere e ha suscitato in me un sorriso.
È stato come rivedere persone famigliari, alle quali mi sento legata da un affetto nato semplicemente dalla condivisione dello spazio, del movimento e anche della camerata.
Non ho parlato con tutte le 60 partecipanti, ma le ho viste - compresi i tre partecipanti uomini-ho sentito tutti vicini a prescindere dalle conversazioni avvenute.
Esattamente 10 anni fa avevo organizzato un evento a Rimini per celebrare i 10 anni di Nia in Italia.
Il Festival di Bracciano ha coinciso con 20 anni di Nia in Italia ed era inevitabile per me fare delle considerazioni.
I miei 20 anni di Nia in Italia hanno avuto alti e bassi, ma ha sempre vinto la pratica, grazie anche alla passione di alcune insegnanti e allieve che ne hanno capito il valore.
Se Nia in Italia è sopravvissuta ai vari cambiamenti avvenuti nel mondo, se molte delle 60 persone presenti al Festival non la conoscevano, ma si sono recentemente avvicinate, vuol dire che la pratica è ancora valida e apprezzata.
20 anni fa, come adesso, so che posso lasciarmi “indottrinare “ solo dal mio corpo perchè a
prescindere dalla lezione, dall’insegnante, dalla musica, dal movimento, Nia insegna ad ascoltarsi. Quando mi ascolto veramente posso scoprire sempre qualcosa di nuovo di me stessa, posso togliere tutti i fronzoli che spesso mi mascherano per sentirmi autentica, viva, grata per la vita e gioiosa.
Al Festival ho visto proprio questo: la vitalità, la gioia, l’autenticità di ogni partecipante.
Nessuno si è dovuto mettere in mostra e penso che nessuno si sia sentito escluso - neanche gli uomini, in netta minoranza.
Cosa mancava al Festival?
IL GIUDIZIO reciproco.
Sto generalizzando qualcosa che ho sentito io, ma credo e spero di poter parlare anche per le persone presenti: non mi sono mai sentita giudicata, mi sono sentita libera di essere me stessa, e
questo è stato l’ingrediente principale per il successo del festival.
La notte scorsa ho sognato che una amica in difficoltà aveva bisogno di un pò di positività e ha chiamato tutti quelli che hanno partecipato al festival nel suo giardino per “fertilizzare” l’ambiente. Questo era un sogno, ma in realtà io credo che la nostra presenza a Borgo Acqua Paola abbia lasciato una forte impronta di armonia.
Il mio sogno ad occhi aperti è che l’ armonia che abbiamo trovato nel week end e che troviamo quando ci muoviamo con gioia e consapevolezza possa portare questo rispetto e questa piacevolezza nel mondo.
Forse possiamo davvero fertilizzare il mondo senza prediche, ma dimostrando il nostro amore per noi stessi, per gli altri e per la vita.
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