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Vengo spesso descritta come persona emotiva oppure, molto più diplomaticamente, vengo definita sensibile.
Osservando gli altri e le loro reazioni credo proprio che la definizione di emotiva calzi a pennello.
Essere emotivi ha secondo me lati positivi e lati negativi.
Entro facilmente in contatto con le mie emozioni e con le emozioni degli altri.
Faccio fatica a nascondere quello che provo e mi lascio coinvolgere da quello che provano gli altri, sia nel dolore che nella gioia. Ho il pianto facile. Ho pianto molto per tutti i cambiamenti della mia vita, anche se erano cambiamenti che avevo voluto io. Quando ho deciso di partire per la Scozia e ho accettato un incarico presso una Università sperduta ero al massimo della gioia, ma ho pianto per giorni interi prima di partire perché lasciavo gli affetti e la mia città.
Ho pianto a tutte le feste di chiusura di un ciclo dei miei figli, alle feste di terza media, alla maturità, alla laurea. Pianti di gioia, di commozione, di orgoglio, di paura del futuro.
Ho pianto di commozione alla vista di neonati, ho pianto di dolore profondo ad ogni abbandono, perfino a quello dal mio gatto che ho dovuto trasferire in campagna.
Piango quando sento Il Messia di Handel, piango quando vedo persone care piangere.
Quando le emozioni mi sopraffanno la mia mente si chiude, il mio corpo si paralizza, non percepisco più niente se non l’emozione stessa che occupa tutto il mio essere.
Poi ci sono le emozioni della rabbia, del risentimento, della gioia, dell’euforia, dell’emozione e anche queste agiscono sul mio corpo.
Quando sono emozionata il mio corpo si raffredda terribilmente, tanto da potermi fa battere i denti perfino in agosto.
Le emozioni hanno spesso giocato a mio sfavore nella mia vita, ma sicuramente non l’hanno resa piatta. Non rinuncerei a nessuna emozione vissuta, neanche a quelle più drammatiche.
Quando ho trovato modo di incanalare le mie emozioni nel movimento, nella danza, quando ho potute viverle nel corpo e lasciarle andare la mia relazione con le emozioni è cambiata.
Non è cambiata l’intensità con cui provo gioia, dolore, insofferenza, affetto, amore, né la durata di quello che provo, ma riesco a provare altre emozioni parallelamente e il carico emotivo si alleggerisce.
A volte mi capita di arrivare a lezione di Nia in uno stato d’animo particolare e in quel caso la lezione mi premette di viverlo a pieno nel corpo. Inoltre la lezione mi crea anche ho lo spazio anche di sentire le emozioni che mi suscita la musica, le emozioni che mi suscitano le allieve e quelle che mi si presentano via via. Quello che mi stabilizza e che mi permette di vivere le emozioni senza paura è il movimento, la concentrazione sulle sequenze e sulla musica.
Il sostegno alle mie emozioni allora è il coinvolgimento di tutto il corpo, delle ossa, dei muscoli, delle articolazioni, dei tessuti connettivi, l’essere nel corpo e non più solo nelle emozioni.
Questa è uno dei motivi per cui so che il movimento che Nia mi insegna è la mia medicina per rimanere in equilibrio, una medicina che non inibisce le emozioni, ma che “mette insieme i pezzi” del mio essere: corpo, mente, emozioni, spirito.
“Quando dico la parola danza, dico la parola amore. danzare per me è un sentimento.”
Alessia Pierri, amica ed insegnante di danza
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