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Non so quante volte da piccola ho letto Alice nel Paese delle Meraviglie, ma sicuramente molte, dato che era uno dei mie libri preferiti.
Alice rappresenta per me l’archetipo della curiosità sia per il mondo intorno a noi sia la curiosità per se stessi.
Sorrido sempre quando rileggo o ripenso ad Alice e al suo collo che magicamente comincia a crescere e a quando lei con stupore nota che la distanza tra testa e piedi dai suoi piedi aumenta velocemente.
“ Oh miei poveri piedini! Chi mai vi infilerà le calze e vi metterà le scarpette.... eppure bisognerebbe che vi trattassi bene....ogni anno a Natale darò loro un paio di stivaletti... glieli manderò col procaccino... ma e’ davvero strano mandare un regalo ai propri piedi.
E quanto sarà curioso l’indirizzo!
Al Signor piede destro di Alice,
Tappeto,
Presso il parafuoco
( coi saluti di Alice)”
Sempre più spesso mi auguro di poter nutrire per il mio corpo la stessa curiosità descritta da Alice, anche se a volte la vita, gli impegni, le emozioni, i pensieri mi distolgono e mi distraggono.
Mi rendo conto che quando mi sento come Alice e vivo il mio corpo con curiosità e instauro un dialogo con il mio corpo, il mio corpo risponde molto chiaramente e mi dirige in scelte ben chiare rispetto a quello che vuole mangiare, a quello che gli fa bene o quello che invece lo appesantisce.
Nel dialogare con il mio corpo riconosco che a volte devo scusarmi per averlo offeso pensando male di lui, quando non corrisponde alla mia idea mentale di come deve essere e come deve funzionare.
Alle volte mi devo scusare per averlo strapazzato troppo, trattato male, trascurato, paragonato ad altri corpi che non sono miei e dei quali so ben poco a parte l’aspetto esteriore.
Dopo averlo perdonato entro in modalità Alice e mi rivolgo al corpo con attenzione, curiosità, come se non lo avessi mai visto, mai sentito e improvvisamente entra in gioco la piacevolezza e l’apprezzamento, le sorprese piacevoli.
E allora: grazie corpo!
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