Amo la mia cucina! Ho comprato l’appartamento dove abito perché mi sono innamorata della cucina. Quando ci sono entrata  per la prima volta era rivestita di rustiche mattonelle in stile campagnolo. Ogni mattonella rappresentava un covone di grano e il colore che risaltava a uno sguardo di insieme era il marrone scuro.  

In mezzo a questo pacchiano marrone spiccava su un lato della stanza un solido e antico caminetto, un caminetto come non si vedono più: squadrato, massiccio, in pietra e in caldo legno nocciola. 

Mancavo dall’Italia da 14 anni e questa cucina e soprattutto quel caminetto mi facevano sentire di nuovo a casa, mi riportavano  valori che in Germania avevo dimenticato, mi ricordavano case di vacanza, grandi e festose riunioni famigliari intorno ad un tavolo. 

Sentivo già il profumo di quasi dimenticate pietanze. 

Senza grossi ripensamenti ho comprato l’appartamento che si è rivelato perfettamente adatto alle nostre esigenze famigliari, anche se in realtà il meraviglioso camino non è stato mai accesso per una lunga serie di motivi tecnici e il ripiano di caldo legno color nocciola viene utilizzato come mensola sulla quale ognuno degli abitanti della casa ripone con poca grazia tutto quello che è importante ma non si sa dove mettere: impegnative mediche, documenti, chiavi di lucchetti persi già anni fa, foto, candele.  

Anche da spento il camino diffonde silenziosamente una calda atmosfera famigliare. 

Il delizioso profumo di vivande dai sapori antichi che avevo immaginato è spesso sostituito da odore di pietanze sbruciacchiate, o di cibi preparati in maniera poco ortodossa. 

Nonostante tutto la cucina rimane un caldo luogo di ritrovo per me e i miei figli. 

È qui che riceviamo i nostri ospiti. Come mi piace quando gli amici, per creare maggiore intimità, si rimboccano le maniche e cucinano al mio posto! Sono i miei ospiti preferiti.

In realtà ho la fortuna di avere ospiti che non solo cucinano, ma ai quali devo la disposizione stessa della cucina. Mio fratello ha montato i mobili, regalo di mia sorella, mentre io ero negli Stati Uniti a fare una formazione Nia.

La mia amica Kirstin, architetto di Amburgo, durante una visita a Rimini ha ha dipinto di arancione e giallo una parete finalmente spoglia di covoni.

Patrizia, una delle mie ospiti più regolari, carissima amica e collega dei tempi del mio lavoro in Germania, oltre a consigliarmi a distanza sula cassettiera da comprare, tutte le volte che viene si dedica addirittura alla pulizia del nostro frigo. 

Valeria e suo marito Elio sono invece la manovalanza. Di questi tempi Valeria  preferisce definirsi  “Covid interior designer”. Lei e il marito arrivano con cassette di attrezzi e montano, smontano, attaccano chiodi. Portano perfino  il prosecco per festeggiare il lavoro compiuto. 

Ora la cucina è un pò abbandonata, i miei figli sono fuori Rimini e io sono la sola abitante stabile di questo grande, spazioso e luminoso appartamento. Due settimane prima dell’intervento non posso avere visite per evitare contagi. Posso solo collegarmi dalla cucina al mondo via Zoom.

Per non perdere il conforto del calore della cucina ho trasferito il mio ufficio proprio lì. 

Al posto dei commensali ci sono blocchi, quaderni, libri, cartelline, documenti da compilare, e l’atmosfera viene a volte rovinata da arrabbiature con il mio computer quando la tecnologia mi sfugge di mano.

L’estate scorsa  la cucina era nel suo massino splendore. 

I ragazzi sono a casa e  c’è  un bel passaggio di ospiti anche internazionali, come piace a me e credo, anche alla cucina. 

E attorno al solido e antico tavolo che ci ha seguito da Amburgo,  ricominciano  le riunioni famigliari.

Giacomo e Cosimo, due splendidi e atletici ragazzi di due metri, sono attorno al tavolo ad ogni frequente richiamo della fame e io ne approfitto sempre per mollare tutto e godere della loro compagnia. 

“Che bello fare colazione a casa con te mamma, con tutto quello che mi piace, crema  di nocciole di Cuneo, latte, cereali, spremute! Era tanto che non mi concedevo questi lussi.

Però, da quanto tempo non vai da un ortopedico per sentire come va il ginocchio? Dovrebbe essere ora! “

“ Certo, Giacomo! Lo farò, anche se so già quale è il mio problema e qualsiasi ortopedico mi dirà la stessa cosa. Devo prepararmi alla ricostruzione completa del ginocchio quando avrò 65 anni circa e nel frattempo devo dimagrire almeno 10 kg.”

A queste parole Cosimo, il mio secondogenito, che trangugia un pò assopito il suo speciale porridge orientale di fagioli adzuki, si risveglia di colpo:

“Dimagrire? 10 chili? Da quanto tempo te lo dico io? Dovresti ascoltarmi ! Adesso ti tengo io sotto controllo!”

Un altro tipo di calore famigliare che mi fa  sentire costantemente sotto due fuochi: Giacomo che incalza per la visita ortopedica, Cosimo per la dieta. 

E così prego tra me e me:

 “Speriamo che presi dalle loro faccende estive, dagli studi e da decisioni importanti, si dimentichino di controllarmi a vista”

Ma il giorno dopo mentre Giacomo si prepara la colazione e stiracchia rumorosamente le sue lunghe estremità, con finto nonchalance torna alla carica:

“ Hai deciso a quale ortopedico ti vuoi rivolgere?”

“No, non è certo il momento migliore per andare in giro per medici e ospedali, lo farò appena la situazione migliora e non abbiamo più l’incubo del contagio. Intanto, caro Giacomo, pensiamo a cosa cucinare per pranzo.”

Poco dopo compare Cosimo e mi si butta affettuosamente addosso. 

Cosimo, ha un  perfetto ed invidiabile fisico da nuotatore, anche se non lo sa, ed evidentemente si preoccupa del mio di fisico. 

“Cosa hai mangiato per colazione? Non avrai mangiato la marmellata della Coop per caso? Tu credi che sia adatta alla tua dieta ma contiene zucchero di canna. Cosa dice la tua dieta oggi? “ 

Giorno dopo giorno i miei due meravigliosi ragazzi si battono per il mio benessere. Cosimo mi ricorda che “predico” Nia e che Nia educa all’ ascolto del corpo. 

Secondo lui, per coerenza, dovrei dimagrire.

“Cosimo, Nia insegna  ad accettarsi per come si è e a ricercare le sensazioni piacevoli, a prescindere dalla  forma.”

Inutile cercare di difendermi, devo dargli ragione. Nel mio caso meno peso carico sulle ginocchia meglio è.

E dieta sia! 

Giacomo Per fortuna invece sembra più morbido!

Si, forse più morbido apparentemente, in realtà solo più diplomatico.

Il mio Giacomo, con la sua  bellezza italo-tedesca, occhi azzurri e corpo da giocatore di basket, non molla la presa.

Un’ afosa mattina di luglio entra in cucina con un sorriso smagliante e con una affettuoso abbraccio e passa all’attacco:

“Buongiorno mamma, che bella giornata! Sei impegnata oggi? Perché non chiami l’ortopedico?”

“Buongiorno Giacomo, oggi ho sono molto impegnata. Poi gli ortopedici d’estate non visitano!”

Giorno dopo giorno i due fronti  incalzano amorevolmente. 

Risultato: ho in effetti ripreso la dieta e i risultati si vedono e si sentono. Grazie Cosimo! 

Giacomo, una volta rientrato in Germania dove lavora come ricercatore di matematica, ha  strategicamente cambiato modalità. È passato da toni gentili a toni determinati  e per telefono mi ricatta:

“Questa è l’ultima volta che ti racconto come sto. Da domani, se non prendi appuntamento con un qualsiasi ortopedico, ti risponderò solo a monosillabi. Ho trovato la mail dell’ortopedico che tu dici non raggiungere. Basta scrivere e prendere appuntamento”.

Detto, fatto! Non ho altra scelta che scrivere e mestamente andare dallo specialista  pensando con rassegnazione:

“Preferisco quasi andare dal dentista! Preferisco lavare i vetri di tutto l’appartamento! 

So già cosa mi dirà.

“Ha un ginocchio che dimostra 80 anni, ha fatto già due interventi, adesso si parla di ricostruzione completa. Ma lei è troppo giovane per questo tipo di operazione”.

La visita non cambierà niente, ma Giacomo sarà soddisfatto!”

Per affrontare l’ortopedico chiedo il sostegno di Rosalba, amica, allieva di Nia, medico dalla pazienza infinita e donna di mondo. 

“Ti accompagno volentieri Letizia, ma tu scrivi le date di tutti i vari interventi sostenuti, documenta tutto e spiega che la tua attività è di movimento e il ginocchio è il tuo strumento di lavoro! “

Arriva il fatidico giorno. 

Rosalba, elegante e professionale nel suo vestito e nel velato piglio da medico che fronteggia un medico, mi aspetta in ambulatorio quasi più agitata di me. 

 La sua agitazione è una prova di affetto nei miei confronti e consolida la mia antipatia per questo tipo di visita. 

“Mi faccia vedere come cammina e come si piega sulle ginocchia! Ah! “

Da quell’ ” Ah”, dall’espressione dell’ortopedico e da quella di Rosalba deduco che il test non sia andato bene.

Eppure mi era sembrato di camminare in modo fluido. Mi ero piegata dimostrando grande flessibilità. 

Tale è la mia agitazione che non capisco le richieste del dottore.

“Ma non si pieghi così, vorrei vedere come e quanto piega le ginocchia”

“Come? Non credo di poter fare diversamente, mi faccia vedere cosa intende. “

Ginocchia, cervello, cuore, gambe, stomaco completamente bloccati, irrigiditi. Niente da fare. 

Al mio cervello il comando suona impossibile da realizzare. 

Rosalba mi guarda stupefatta e non capisco perché.

Verdetto medico: ricostruzione totale del ginocchio nel minor tempo possibile per non pregiudicare l’altro anche l’altro.

Una volta uscite, entrerei  spedita in un bar con Rosalba e ordinerei un doppio whisky per calmarmi. Ripiego invece su un semplice caffè per rispetto del codice stradale. 

Rosalba con il suo tono gentile e rassicurante commenta la diagnosi medica cercando di sostenermi: 

“Ma che strano, Letizia. Quando balli Nia ti alzi, ti pieghi, la tua mobilità è straordinaria. Strano che tu non riesca a piegare le ginocchia! 

Ma il fatto che tu non sia mai dovuta ricorrere ad antidolorifici nonostante la situazione sia compromessa parla a favore di Nia e del movimento! Questo molti medici non lo valorizzano abbastanza!”

Da quella visita alla decisone dell’intervento sono passati pochi e intensi mesi. Grazie Giacomo!

Ho deciso di prepararmi ad affrontare l’operazione come se mi stessi preparando per una importante prestazioni sportiva. 

Non ho mai potuto concentrare tutta la mia attenzione sul mio benessere generale perché figli, due o più lavori e impegni vari  hanno sempre impegnato una larga fetta del mio tempo.

Fino ad ora. 

Ho potuto cambiare totalmente le miei priorità.  

La mia giornata adesso è dedicata principalmente  ad attività legate al movimento e alla cura di me stessa su tutti i livelli. Come diciamo in Nia : Body, Mind, Emotion, Spirit. 

Ho intensificato il mio impegno con Nia, sia come allieva che come insegnante e formatrice.

A Luglio ho cominciato a rifare tutte i diversi livelli di formazione che adesso sono online : Cintura Bianca, Blu, Marrone e Nera. 

Le diverse pratiche hanno consolidato la mia convinzione della valenza terapeutica e olistica di Nia. 

Ho tenuto  e tengo una lezione di Nia al giorno, partecipo a lezioni di colleghe quando posso e tengo una formazione. 

Per curare e preparare il corpo ho comprato un abbonamento per la  piscina e mi sono allenata tutti i giorni fino alla chiusura forzata dei centri sportivi.

Se il tempo lo consente vado il più possibile in bici, preferibilmente sul lungomare, altrimenti mi alleno sulla cyclette di casa.

Partecipo alle lezioni di Feldenkrais con la mia insegnante preferita che mi guida, con la dolcezza e la profondità che la caratterizza, verso insolite esplorazioni del movimento. 

Ho rifatto un percorso  di mindfulness che  ha rinvigorito la pratica della meditazione e della danza nella vita. 

Body, Mind, Emotion, Spirit a servizio del ginocchio destro. 

La mia cucina adesso è vuota e lo dovrà essere fino a dopo l’intervento ma sento il calore sprigionarsi dai posti vacanti dei figli, dai famigliari, dagli amici e insegnanti che mi sono vicini.

Alla prossima settimana!