Ebbene sì!

Il corpo ricorda, nel bene o nel male.

Il corpo assorbe le nostre emozioni e perfino i nostri pensieri, nel bene e nel male.

Un pò come un materasso memory che accoglie il corpo così come è.

Il materiale viscioelastico del materasso memory si adatta al corpo reagendo al peso in maniera naturale senza fare pressione permettendoci di mantenere una posizione rilassata.

Così dicono le pubblicità di questi materassi.

Io non ho le competenze per giudicare, ma so solo che io ci dormo bene sopra.

I nostri tessuti connettivi sono un pò come la schiuma del materasso memory, con una serie di differenze importanti: il materiale che costituisce i materassi è poco deteriorabile e l’impronta del peso che sostiene viene riassorbita velocemente riportando il materasso allo stato “normale”.

La nostra fascia connettivale invece risente della pressione esterna o interna più a lungo.

Provate a pensare al segno che lascia l’elastico di un calzino sulla caviglia. Rimane per un pò a seconda dell’idratazione dei tessuti. Quando la fascia connettivale è fluida il segno dell’elastico rimane solo per poco, al contrario il segno può rimanere a lungo se i tessuti sono un pò più secchi.

Ma cosa è la fascia connettivale?

“Il termine “fascia” al singolare non indica un’unica entità fisiologica, ma piuttosto un vasto complesso membranoso in cui ogni parte è interconnessa in modo continuo. Questo complesso unificato di tessuti ha introdotto il concetto di “globalità”, che costituisce il fondamento di tutte le moderne tecniche di terapia manuale. Un principio fondamentale di tali approcci è che anche la più lieve tensione, sia essa attiva o passiva, si riflette sull’intero complesso. ” ( Fisiomaster)

Quando siamo in situazione di stress il nostro sistema nervoso simpatico si attiva in condizione di allarme e di provvisorietà rallentando ad esempio i processi digestivi e accelerando i battiti cardiaci. Il nostro sistema si prepara ad un attacco o alla fuga.

Il corpo rallenta l’attenzione interna per concentrarsi sul pericolo esterno. Tutto il nostro sistema si mette in allarme: muscoli, tessuti, visceri.

Se questo stato è prolungato si crea una sorta di memoria, questo stato si imprime nei tessuti creando rigidità.

“Quando un individuo è in un periodo di particolare stress o in un momento di difficoltà emotiva mette in campo tutte le sue risorse mentali, lasciando da parte quelle fisiche. A livello di vari tessuti si verifica così un inaridimento progressivo, evidenziato per esempio dalla pelle secca, dall’aspetto ”tirato “ del viso e da movimenti tutt’altro che fluidi. ”

(Jader Tolja)

A livello generale quindi lo stress imprime un forte segno sul nostro corpo, così come uno shock o le emozioni.

A volte non ce ne rendiamo conto finché non ci lasciamo andare al movimento del corpo.

Spesso mi capita di scoppiare in lacrime apparentemente senza motivo mentre mi lascio andare e ballo con la musica.

Vedo accadere lo stesso a molte persone durante le lezioni o i workshops.

Le emozioni racchiuse nel corpo a volte sono estremante ben “nascoste” oppure tanto impresse da sembraci una condizione “normale ” e solo quando ci lasciamo davvero andare alle sensazioni qualcosa si sblocca.

Qualche giorno fa una allieva mi ha detto che alcuni movimenti che facciamo in Nia le hanno permesso di scaricare emozioni represse.

Molti dei movimenti estrapolati dalle arti marziali ad esempio possono essere visti come movimenti “aggressivi” e comunque movimenti non conformi e adatti alla vita di ogni giorno.

Ma se li facciamo a lezione, magari usando anche la voce sono estremamente potenti.

Un bel “CHOP CUT” a piena voce è estremamente liberatorio.

E allora con le emozioni sciogliamo anche i “nodi” viscerali, idratiamo di nuovo i tessuti e riportiamo freschezza, morbidezza anche interna.

Il nostro tessuto “memory” del corpo ci informa costantemente del nostro stato mentale ed emotivo. Ma quante volte lasciamo inosservate sensazioni viscerali per ascoltare magari la mente?

L’arte dell’ascolto si può imparare da soli attraverso il movimento o la meditazione oppure tramite l’educazione somatica.

Io l’ho imparata soprattutto con il nuoto e con le sensazioni in acqua, ma sono grata a Nia perchè mi ha permesso di avvicinare la consapevolezza che ho in acqua a quella che posso avere anche quando sono in presenza di gravità.

L’ideale quindi è fare di tutto per diventare come un materasso memory: accogliere tutto ma poi lasciare velocemente andare quello che non è piacevolezza.

Possiamo però creare un memory al contrario: imprimere nel corpo solo quello che è piacevole e richiamarlo al bisogno.