Si, sono tornata in pista.

Sono “sopravvissuta” alle mie paure, al dolore costante, ai miei sbalzi emotivi, ai passi avanti e a quelli indietro, alla partenza dei miei figli, alle lunghe e faticose sedute di fisioterapia, al non sentire gli odori e ai conseguenti numerosi pranzi bruciati, agli incubi notturni, al nuovo ritmo di sonno. 

Non ho scritto aggiornamenti fino ad ora per non annoiare con i microscopici progressi, ma adesso posso affermarlo: sto bene!

Certo, ho fatto fisioterapia, ho riposato ho messo regolarmente il ghiaccio sul ginocchio, ho evitato di fare grossi lavori domestici, attività che in realtà evitavo anche prima.

Ho ripreso ad andare in bicicletta per la strada  e non solo sulla triste cyclette, ho ripreso la vita sociale consentita a seconda dei vari colori in cui ci troviamo. 

Insomma, mi sono sentita in convalescenza e in riabilitazione e adesso lentamente torno alla normalità.

Ho ricominciato un dialogo con il ginocchio destro che fino a poco fa non riconoscevo. 

Ammetto di avere avuto difficoltà nel dialogare amorevolmente con questa parte del corpo che mi si presentava e si sentiva così diversa dal solito.  

Esteriormente ed  obiettivamente era ed è ancora bruttino: di colore violaceo, sempre gonfio.  

La cicatrice verticale che attraversa tutto il ginocchio sembra un lombrico in movimento, ogni giorno una parte è più spessa dell’altra e misteriosamente e cosa mai successa prima, lungo la cicatrice sono cresciuti dei bruttissimi peli. 

Come è possibile che crescano dove non ci sono mai stati e soprattutto solo sul ginocchio destro, già così poco attraente? Cambiamento ormonale? La protesi che mi hanno messo era maschile? 

Ma veniamo invece alle sensazioni interne, inizialmente ancora più preoccupanti. 

La temperatura costante è stata per molto tempo solo lievemente al di sotto del bollore. Dopo ogni breve attività mi sembrava che il ginocchio andasse in fiamme e il forte bruciore interno era quasi insostenibile. 

Quando non bruciava mi sembrava di avere una morsa che attanagliava tutta la parte. 

Ogni passo diventava  pesante ed incerto, soprattutto nel salire o scendere le scale. 

Non rispondeva neanche al contatto. La parte esterna era completamente insensibile, come se appartenesse ad un’altra persona. 

Insomma, come poter essere amorevole nel trattare con questa parte del corpo in queste condizioni ?

La musica mi salva. La musica mi fa sopravvivere. 

Le mie cellule e anche il mio nuovo ginocchio -maschile o femminile che sia- rispondono alla musica. Non importa se da seduta o in piedi. Non importa se con movimenti grandi o piccoli, la musica arriva anche lì e mi riappacifica con questa parte quasi estranea di me. 

La musica mi rivitalizza sempre. Può  farmi piangere o ridere. Può piacermi o non piacermi . Ma arriva e crea cambiamenti. Mi fa accettare i cambiamenti, la mobilità diversa del mio corpo. 

Cambiare vuol dire essere vivi, sopravvivere ad una fase per entrare in un’altra. 

Questa mattina stavo facendo i compiti assegnati dalle trainers del nuovo corso di formazione al quale mi sono iscritta: Nia FreeDance. Il compito mi richiedeva di muovermi ascoltando una playlist compilata da loro e ascoltare con il corpo. Ad una prima occhiata la mia mente ha etichettato i brani della playilist come noiosi, scontati.  

Soprattutto un brano mi ha fatto arricciare il naso : “ I will survive”.

Ma come? Questo brano lo avevo danzato mille volte, il brano più scontato in tutti i percorsi di crescita che ho fatto. Compito è compito e da brava allieva  mi sono messa le cuffie e tappandomi il naso mi sono tuffata nel brano. 

La mia mente conosceva ogni nota del brano, ma una volta che il corpo- ginocchio destro compreso- ha preso il sopravvento si è scatenata la bufera. 

Prima mi sono ritrovata in Atisha, una vecchia discoteca di Amburgo che frequentavo, e sono riaffiorati dolorosi ricordi che hanno contratto il mio corpo, le mani mi si sono strette a pugno e ho sentito il viso contrarsi e gli occhi bruciare, le lacrime sono arrivate senza preavviso. Lacrime di dolore, per me, per il tempo che era, per il momento di adesso, per le persone che lottano per la vita, per la tristezza che ci circonda.

 Ma nel giro di secondi il vortice ha cambiato direzione e mi ha portato in uno opposto stato emotivo. La morsa intorno al mio ginocchio si è sciolta e ho spezzato  le catene. 

Ancora lacrime ma questa volta dal diverso sapore. 

Mi sono sentita la persona più fortunata del mondo, mi sono sentita  libera, regina della mia discoteca privata. I miei confini si sono espansi e ho “portato “ con me nella discoteca improvvisata  tutte le persone che conosco e che amo. I miei figli, la mia famiglia, i miei amici, e anche le persone che non conosco. 

Il  mio ginocchio destro era nella mischia

Grazie musica! grazie per farmi muovermi, commuovermi e farmi sentire ed accettare così come sono.

Dal vortice è emersa la vita. I will survive!